martedì 25 novembre 2008

domenica 23 novembre 2008

Mostra fotografica Aristide Salvalai







Mostra fotografica dell'amico Aristide Salvalai, a Senigallia (An)

presso il negozio La Recherche via Cattabeni,45

"Giardini" fotografie in B/N.
Esposizione: dal 23.11.2008 al 28.02.2009.

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Giardini

Il giardino rappresenta una costante antropologica radicata nel pensiero, nelle arti, nelle culture di tutte le latitudini. Anche quando il giardino -dopo il periodo mediovale- diventa spazio ampio e compaiono le tipologie di giardino segreto o i grandi parchi barocchi, intrisi sempre dell'idea di microcosmo di spazio/ambiente intimo, protetto e magico, resta luogo essenzialmente artificiale, creato dall'uomo per l'uomo, simbolo di natura addomesticata.

E' nel giardino rinascimentale che la forma e la disposizione delle piante assumono una connotazione geometrica, in quanto la geometria è il simbolo platonico della razionalità umana. Assimilazione al labirinto, luogo iniziatico ove si compie la trasmutazione interiore, luogo dell'innocenza e insieme mistero svelato, il giardino è in sostanza una trascrizione della natura in una dimensione onirica e metaforica dove convivono scienza e mito, realtà e rappresentazione. Il giardino può essere metafora dell'inconscio, del pericolo, insidia e minaccia.

Questa del giardino come luogo criptico è una chiave di lettura applicabile alle composizioni sapienti, accurate, di Aristide Salvalai che mostra di saper trovare un eccellente equilibrio tra documentazione visiva e forma pura, nei grafismi in cui gioca con lame di luce, spicchi di cieli, accenni di architettura, tagli compositivi essenziali, alternanza di linee curve e verticalità, come volerci suggerire il desiderio di raccontare qualcosa che altrimenti andrebbe inesorabilmente perduto. Il mito tradizionale ed idilliaco del giardino dalla natura lussureggiante appare apertamente accantonato, diventando qui geometrico spazio immoto, quasi un vuoto nulla che rinvia ad una sorta di eclisse del sentire.

Aristide Salvalai propone i suoi Giardini da leggersi come microcosmi del possibile, simboli del vissuto, orizzonti di senso. Nei suoi parchi si insinua il sospetto di qualcosa di oscuro. Il parco del resto è una zona incerta, che fa parte della città e - allo stesso tempo - è un altrove per via di un confine seppur labile. La natura controllata, governata, non è qui fonte di delizia ma diventa luogo di massimo turbamento, propio perchè il carattere infido della natura - costretto attraverso questo governo - riemerge, esplode e si manifesta in tante forme inquietanti, come nei fusti di alberi possenti tra luce ed ombra.

Di fronte al silenzio che domina le foto ci si interroga su eventi e venire o appena accaduti. Le immagini, vuote dell'elemento umano, sembrano volerci proporre la scena di un crimine. Lo sguardo del Fotografo - di fronte a questo complesso universo - tenta di restituire il senso del tempo, della natura, di un antico sapere, di misteriosi equilibri. Lo sguardo compone, organizza spazi, luci, ombre di una realtà irriducibile e incommensurabile, consapevole dell'impossibilità di riuscire a restituire il senso di una realtà fuggente a qualsiasi riduzione e semplificazione. Salvalai procede per accostamenti di forme e luci, focalizzando le percezione su quegli aspetti che meglio caratterizzano il suo giardino segreto: linee geometriche dell'uomo e della natura assolutamente perfette nella loro semplicità e la riduzione all'infinita gamma del bianco/nero sullo sfondo di un cielo non sempre presente ad amplificare l'incombente mistero.

Questo avviene perchè nella fotografia sono soprattutto la composizione e lo stile a funzionare come linguaggio: lo sguardo fotografico di Salvalai è capace di captare il momento e comporre un fotogramma di materia vibrante, andando oltre la cognizione comune delle cose, scoprendo un'anima nascosta - al di là del visibile immediato.

Daniela Niccolini